Il gusto separato dalla cultura dei segni, il buon gusto per come ironicamente ho cominciato a definirlo in queste pagine, è un potente strumento di pre-giudizio.
I buon gustai come bestioline a volte patetiche, a volte feroci, subiscono fortemente il potere dei segni che non conoscono e per questo spacciano sentenze e dispensano sanzioni contro coloro che non aderiscono alla loro appiccicosa banalità estetica: per loro i segni, come le divise, servono a ri-conoscere, ad appartenere ad un gruppo, ad un’entità sociale.
La convinzione è che le apparenze parlino di noi, della nostra intima essenza: attraverso il mio abito, attraverso la mia casa emetto messaggi che mi rendono riconoscibile, evidenzio il mio stato, la mia personalità.
Non per caso i truffatori sono abili gestori di codici e coprono spesso la loro essenza di ladri sotto il travestimento della ricchezze e dell’eleganza secondo gli stereotipi del buon gusto.
Quante volte ci è capitato di imbatterci in inquietanti esempi di dissociazione tra l’immagine sfolgorante dei segni percepibili (auto, vestiti, lusso) e il deserto del linguaggio, della capacità dialettica, dell’educazione elementare, dello spessore etico? Quante volte, conoscendo qualcuno, dopo lo sfavillìo del primo impatto visivo, sentendo i suoni gutturali emessi dalla sua bocca abbiamo pensato: “Peccato che possa anche parlare”.
Eppure, nonostante l’esperienza reiterata di questo inganno sia comune a tutti noi, l’apparenza continua a sedurci.
La storia è piena di vittime del buon gusto illustri o sconosciute: a questo punto, chi ancora pensava che questo fosse un testo radical chic, buttato giù da un’esteta decadente ed esangue, sappia che in nome del buon gusto si sono consumati atroci delitti di intelligenze, artisti, pensatori, santi ed eroi… insomma il buon gusto fa strage di qualità effettiva e di progresso reale nella vita della nostra specie.
In realtà i segni non parlano di noi, ma soltanto della nostra attitudine critica e della nostra consapevolezza: i segni sono un esercizio quotidiano di decodifica del mondo e dei significati senza il quale tutto si riveste di un folto strato di mistificazione e di irrealtà.