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C’E’ CASA E CASA 9

Riflessioni al tempo del coronavirus

 

Abitare sopra gli altri

Fu l’invenzione dell’ascensore insieme all’evoluzione dei sistemi strutturali (dalla muratura portante ai sistemi a telaio in cemento armato e in acciaio) a rendere possibile la grande svolta nella costruzione della città moderna, diffondendo lo sviluppo in altezza degli edifici verso traguardi via via sempre più vertiginosi.
Il ‘piano alto’, che dalle insulae romane fino al milleottocento era il meno appetibile, riservato ai più poveri, alla servitù e alle carabattole dimenticate, diventa via via il più ambito, il più costoso. Il più rappresentativo.
Distante dalla strada rumorosa e polverosa
l’ attico come status symbol è location ideale per il cinema, luogo da cui puoi vedere tutto senza essere visto, in cui non hai nessuno sopra la testa. Ma tutti sotto i piedi.
L’edificio che si sviluppa in altezza in alternativa a quello basso che consuma suolo, è una delle questioni più dibattute della città moderna intorno alla quale si sono confrontati i migliori architetti e studiosi, con proposte di edifici e piani urbanistici innovativi che hanno alimentato la cultura urbana del Novecento e continuano a farlo ancora.
Quello che mi interessa evidenziare, indipendentemente dai molti altri aspetti che ruotano intorno alla diatriba alto/basso, è che, a livello simbolico, nella storia delle città la conquista dell’altezza è ricorrentemente associata all’affermazione del potere, dentro una competizione in cui, chi si eleva, sta sopra gli altri e li domina.
Moderna versione delle torri medioevali, il grattacielo è la tipologia che interpreta al meglio la competizione tra i grandi capitali : dalla propria origine nell’America di fine Ottocento, attraverso i ruggenti anni Venti e l’affermazione delle grandi corporations, continua a tutt’oggi a dare forma, con la stessa logica muscolare e fallocratica, allo skyline delle economie emergenti e delle tigri del mercato globalizzato.
Il record più ambito è stato e continua ad essere quello del ‘grattacielo più alto del mondo’ da immortalare in milioni di immagini replicate che attraversano l’etere planetario.
L’edificio alto con le sue tecnologie sempre più sofisticate e sfidanti , contiene la storia della cultura antropocentrica, della volontà di potenza che accompagna l’affermazione della nostra specie su questo pianeta e , contemporaneamente, contiene la storia dei suoi più clamorosi fallimenti, dalla Torre di Babele narrata nella Genesi , al King Kong aggrappato al pennone dell’Empire State Building simbolo della crisi del ’29 , al crollo delle due torri del World Trade Center e allo sconquasso ambientale dentro cui siamo ora immersi insieme ai grattacieli di Pechino dei quali, per molti giorni all’anno, è difficile vedere i coronamenti avvolti come sono in una densa cappa di smog che ne impedisce paradossalmente la percezione.
Marina Bay Sands è il complesso progettato da Moshe Safdie nella baia di Singapore.
Macchina sofisticatissima dal punto di vista tecnologico è diventato da subito l’iconema più ragguardevole del luogo, il più fotografato: migliaia di persone visitano ogni giorno lo Sky Park posto alla sommità, appoggiato come un grande vassoio del lusso sulle torri sottostanti.
Il mito dell’attico’ trova in questo edificio un’esemplificazione perfetta: ci si va per guardare sotto lo spettacolo della città che cresce, per consumare drinks e cibo in locali raffinati.
Per nuotare nella grande piscina a sfioro che sembra sospesa nel vuoto: per farsi coccolare nella spa del grande albergo sottostante e vivere il sogno del lusso e del benessere contemporaneo.
Fotografie dal sito di Moshe Safdie
Quella con i supertrees del parco di Marina Bay è mia, così come quella delle Petronas twin Towers di Kuala Lumpur, altro grattacielo mitico della contemporaneità. Ma in fondo non conta nulla perché di fotografie uguali a queste in rete se ne trovano milioni.