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BIENNALE ARCHITETTURA VENEZIA 2021

BIENNALE ARCHITETTURA 2021 - VENEZIA

SINTESI DEL MIO INTERVENTO AL CONVEGNO "ARCHITETTE DI RESILIENZA" organizzato da RebelArchitette e Maria Luisa Palumbo in data 23/05/2021
Padiglione Italia a cura di Alessandro Melis

La resilienza per me è stata un percorso di consapevolezza maturato e costruito negli anni attraverso le esperienza che ho fatto e l’attitudine ad ascoltare soprattutto quello che non mi assomiglia e a capire e a studiare quello che mi circonda.

1° soglia: LA CASA IN MATTONI
• L’ho progettata per una famiglia di agricoltori nel 1996.
• In un luogo inedificato molto bello ai piedi della fascia collinare di Bergamo
• Con un Budget ridotto
• Un nuovo edifico che doveva servire in parte come casa per le persone e in parte come casa per gli animali, due case da unire e contemporaneamente da separare per questioni igieniche
Questa è stata per me una soglia importante per ragionare su temi che avrei ritrovato poi continuamente negli anni successivi:
1) Innanzitutto sul CONFINE TRA NECESSARIO E SUPERFLUO
2) Sul concetto di BISOGNO PRIMARIO
3) Sul concetto di LIMITE come questione centrale di ogni progetto
È stata anche un’occasione per capire che Ogni progetto è in un piccolo luogo specifico e unico, ma è anche in un grande altrove, sulla terra e sotto il cielo

2° soglia : L’ESPERIENZA DECENNALE PER L’URBAN CENTER DI BERGAMO
Sono stati anni in cui mi sono confrontata intensamente COL TERRITORIO ABITATO
Mi sono serviti per capire che IL TERRITORIO non è soltanto hardware, ma è software e comunità
• Per capire che un progetto urbano è sempre un progetto collettivo
• Che gli aspetti materiali sono importanti almeno quanto quelli immateriali
• Che per capire bisogna ascoltare
• Che per parlare bisogna farsi capire
• Che c’è un campo di progettualità molto ampio intorno al tema del linguaggio che usiamo per descrivere i processi urbani. Non solo per descriverli ma proprio per capirli. Spesso continuiamo a lavorare con strumenti e modalità superate e inadeguate per affrontare la complessità

3° soglia: LE ESPERIENZE DI ATTIVISMO CIVICO
Nel mio percorso di resilienza sono state importanti molte esperienze di attivismo appartenenti alla dimensione del volontariato che ho fatto sempre con altre persone e prevalentemente con associazioni ambientaliste
Importanti perché mi hanno consentito di capire
• che IL TERRITORIO non è un campo neutro ma un campo di conflitto tra interessi e poteri divergenti
• che quindi anche il nostro mestiere dentro questo campo di scontro non può essere neutro e che in molti casi, la prima scelta da fare è quella di decidere da che parte stare
• Che però non basta dire no quando il mondo non ci piace
• Ma Che è molto più utile oltre che divertente usare le proprie energie per proporre alternative in termini di progettualità costruttiva
• Che l’ideologia senza progettualità è inefficace e spesso dannosa
• LA RESILIENZA E’ PRAGMATICA

4° soglia: LE ESPERIENZE DI AUTOPRODUZIONE
In alcuni casi l’autoproduzione ci consente livelli di libertà e sperimentazione molto interessanti che non abbiamo nel caso di committenze specifiche più vincolate e finalizzate.
LA RESILIENZA E’ SPERIMENTALE
Nella slide faccio riferimento all’esperienza di -Visioni possibili - fatta con un gruppo multidisciplinare di professionisti insieme a un coordinamento di comitati e associazioni di quartiere sul futuro del Centro di Bergamo per capire, aldilà della retorica, fino a che punto si può spingere il livello della partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione territoriale.
Dovendo fare una sintesi i temi più interessanti che abbiamo affrontato sono stati:
• nessun punto è in sé: ogni punto è inserito in una rete di rapporti e di interdipendenza reciproca
• quello che sembra lontano e come tale sembra che non ci riguardi spesso determina quello che è vicino
• nimby è un approccio inefficace

5° soglia: IL PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO
E’ il progetto per la riqualificazione dello spazio pubblico del Centro Piacentiniano di Bergamo. Un lavoro in corso, un lavoro di gruppo, derivante dalla vittoria di un concorso europeo di progettazione.
Il distillato filosofico che questa bellissima esperienza mi sta insegnando è:
• soprattutto quando parliamo di spazio pubblico ragioniamo su sistemi in movimento, reti di flussi instabili, ibride, transitorie: la città non è immobile sia nel tempo che nello spazio
• progettiamo strati, ci inseriamo in un racconto aperto perché la città non è solo ora: è prima e dopo
• siamo solo di passaggio: abbiamo genitori e figli
• l’”eterno presente”( la famosa formula di Marc Augè) ci ha fatto male: abbiamo bisogno di prospettive lunghe
• interveniamo su simboli e percezioni: le parole pesano quanto le pietre

IN SINTESI: L’IDEA DI RESILIENZA CHE HO MATURATO E’ IL PASSAGGIO DALL’IO AL NOI. INSIEME NON E’ UN’OPZIONE, MA L’UNICA POSSIBILITA’ PER AFFRONTARE I PROBLEMI CHE ABBIAMO