Per me fare un progetto è sempre , mi rendo conto, una storia d’amore e un nuovo legame che attraversa tutte le fasi, dall’innamoramento iniziale , alla conoscenza sempre più approfondita, fino ad un pezzo di vita insieme, quotidianamente , prima della separazione, ognuno per la sua strada; come quando i figli prendono il volo verso il loro futuro e si staccano dalle madri che li hanno generati , anche i progetti ad un certo punto , appartengono ad altri, fanno la loro vita e, maledetto l’architetto che pensa di poter inchiodare un luogo ad un destino immutabile legato al suo immaginario e alla sua volontà piuttosto che alla vita che scorre e che cambia continuamente.
Così, nel 2012, dentro il libro "Buon gusto?" scrivevo a proposito della sistemazione di Piazza Aquileia ultimata sulla base di un progetto fatto da me con un gruppo di colleghi, nella zona di Grumello del Piano a Bergamo.
Il progetto Flanerie, presentato da un’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) della quale faccio parte insieme a Luigino Pirola, Gianluca Gelmini, Simone Zenoni, Carlo Peretti ed Elena Franchioni , in data 01.02.2018 è stato proclamato vincitore del concorso europeo per la sistemazione del Centro Piacentiniano della nostra città ed è una storia d’amore che ha per me radici profonde, perchè tocca tutti i temi di cui mi sono appassionata negli ultimi anni.
Quello di cui stiamo immaginando il futuro con questo progetto, è un pezzo importante della città storica, costruito a seguito di un concorso bandito nel 1907 e vinto da Marcello Piacentini con una proposta dal titolo ‘panorama’: contiene il ‘paesaggio’ come elemento fondativo, la percezione e la permeabilità dello sguardo come criteri irrinunciabili. Le parole ‘conservazione’ e ‘innovazione’ qui si devono incontrare, stabilendo un patto di alleanza e sinergia.
E’ una parte di città caratterizzata dalla presenza di Iconemi forti, il teatro e la torre, i propilei e il quadriportico, elementi che riassumono l’identità di Bergamo e la comunicano.
E’ lo spazio pubblico per eccellenza, strade e piazze, ma anche i piani terra che vi si affacciano, i grandi cortili più interni, le istituzioni e i luoghi di cultura: ma è spazio centrale anche per le attribuzioni simboliche, gli scambi, la densità delle idee che ci hanno preceduto e di quelle che, anche grazie al nostro progetto, si attiveranno dopo.
E’ anche la città della nuova insicurezza sociale, dello svuotamento di una parte dei piani terra commerciali sopraffatti dai centri della grande distribuzione periurbana. E’ la città dove abitano molte banche e poche persone, dove molti immobili pubblici e rappresentativi – Comune Provincia, Regione, Stato, tribunale, camera di Commercio- potrebbero riorganizzando i loro servizi, liberare i loro piani terra per reimmettere funzioni sociali allontanate dalle rendite fondiarie troppo alte del libero mercato immobiliare.
E’ un progetto – processo, comprende e fonde architettura, restauro, paesaggio, processualità e strategie.
E’ un lavoro pluridisciplinare, che dovrà interfacciarsi con la rete degli attori sociali.