“Architetto, ci ho pensato a lungo, mi creda, mi sono sforzato di capire e penso che la sua idea sia davvero bella e interessante… Ma vede, per noi è troppo decisa, troppo “originale”… potrebbe stancare, creare reazioni… è meglio qualcosa di più tradizionale, di meno deciso… Non vogliamo rischiare”.
Rischiare cosa? Cosa pensate di mettere in gioco?… Vi prego non ditemi questo, non parlate così, perché parlando così mi fate capire che non mi sono mai spiegata, che le parole non ci hanno per nulla avvicinati. Ditemi piuttosto che non vi piace, che preferite altro…
I segni sono il mio mestiere e il mio sapere, conosco le loro grammatiche e i loro etimi, la loro storia, la storia dei loro significati, delle loro manipolazioni… La tradizione?… ditemi quale.
I segni come le parole si combinano seguendo delle regole che variano nel tempo e negli stili, come le parole nella lingua, come le note nella musica.
Il mio mestiere è “non rischiare” frasi incomprensibili, musiche stonate. L’unico vero rischio è l’analfabetismo dei segni e l’inconsapevolezza dell’ignoranza.