È davvero strano pensare che questo luogo, tra i tanti luoghi possibili, sia stato quello che la coincidenza ha scelto per fare da sfondo a una notizia così triste.
Morte di Mansueto, il padre di mio marito: una vita centenaria che questa notte s’è spenta nel letto di un ospedale per anziani.
Non eravamo con lui questa notte: non eravamo neppure in Italia, fuggiti come sempre più spesso ci appare necessario, per respirare aria diversa, non inquinata dallo smog delle relazioni troppo fitte e ormai troppo svelate del luogo di residenza.
Eravamo a Bad Gastein ospiti in un palazzo aulico e monumentale dalla cui finestra potevamo vedere il busto del Kaiser Guglielmo dominare la vallata sottostante.
Bad Gastein è in una valle degli Alti Tauri dove sembra che tutto abbia trovato un equilibrio stabile, leggibile per strati: le montagne più alte contengono la piana e la proteggono con la loro maestosa impenetrabilità, bianche di neve chiudono l’orizzonte rendendolo contemporaneamente familiare e sacro, finito e infinito.
Più sotto, ai loro piedi e poco più su, cuscini di boschi tracciano un margine frastagliato oltre il quale inizia l’alta montagna: sono in gran parte abeti rossi, lo stesso legno col quale sono costruite le case della vallata, dove si condensa la sapienza di una tradizione costruttiva elaborata da mani intelligenti che trasformano in oggetti quotidiani l’esperienza e la conoscenza profonda di una geografia. Sintonia con l’ambiente fatta di colori, profumi di resina, materiali locali, gesti coerenti , valori uniformi che fanno emergere infinite variazioni dell’individuo riconoscibile però in una collettività.
In questo territorio il buon gusto inteso come ricerca dell’originalità a tutti i costi e dell’esibizione vanesia non alligna: a Bad Gastein, più che in molti libri dotti, si capisce bene cosa è il paesaggio, sintesi tra storia e geografia, tra natura e segni umani, responsabilità e appartenenza identitaria.
Una natura che è contemporaneamente sublime e idilliaca, inviolabile e domestica, aspra e dolcissima: strati di cielo, di nuvole, di colori e profumi.
L’acqua appartiene a questo paesaggio come presenza continua, visiva e uditiva: se ne sente l’odore, la carezza sul corpo nelle vasche termali, il rumore che varia dal tono assordante delle cascate che attraversano il paese, a quello ipnotico del torrente che scorre a valle, riposante e sedato, finalmente ricomposto in un alveo definitivo e certo, dopo lo sconquasso del grande salto in cui tutto si frange e vacilla.
Nella vallata di Bad Gastein c’è ogni cosa: il senso e il suo opposto, l’attimo e l’eternità, il singolo e il collettivo.
Nel bosco di abeti rossi la morte appare naturale e dolce, una parte della vita e del suo ciclo.
La forza dell’individualità si stempera in un ritmo ripetuto e lungo perdendo i suoi tratti drammatici e spigolosi, arrotondandosi in una malinconica relatività.