illustrazione © Francesca Perani

 

Passando in rassegna le pagine che vado scrivendo, mi rendo conto che emerge via via un possibile antidoto al buon gusto: si chiama consapevolezza.
Nel mio recente peregrinare estetico, c’è un’esperienza che riassume con grande intensità cosa voglia dire consapevolezza: si tratta dell’opera di Paul Klee o, ancora meglio, dell’opera di Paul Klee accasata nel museo costruito a Berna su progetto di Renzo Piano.
L’ho visitato settimana scorsa.
Paul Klee è un artista straordinario.
Molti sono gli artisti straordinari e ogni artista è per qualche verso straordinario. Paul Klee ancora di più.
Paul Klee contiene tutti i segni e tutte le sintassi: le sue opere sono una summa del visibile, dell’immaginabile, dei colori e delle forme, del loro modo di stare assieme, di raffigurare se stesse e di simbolizzare altro.
Paul Klee è gioco, maestria, ironia, conoscenza profonda, intuito e ragione.
Il museo che Berna ha costruito per ospitare una parte considerevole della sua opera è una grande architettura: anch’esso è il distillato di molta consapevolezza, di molto “mestiere”.
Ciò che lo distingue da una buona architettura di maniera è che il risultato finale non mostra alcuna forzatura, è naturale e musicale, insomma non è più un fatto di gusto e tanto meno di buon gusto: è oltre il gusto.
Ci sono cose, persone, fatti, libri, film che lasciano in noi segni profondi, che accompagnano pezzi della nostra vita ed entrano a far parte del nostro essere, del nostro sentire: in questo momento penso che l’aggettivo più calzante per qualificare queste cose, persone, fatti, libri, film non sia “bello”, bensì, “necessario”.
… Ed ecco un altro antidoto al buon gusto allergizzante………: è la forza della necessità.