Oggi la mia giornata è davvero pesante.
Un mio progetto è stato bloccato dalla commissione che emette pareri sulle pratiche edilizie relative a una zona di vincolo ambientale di un paese dove ho in corso alcuni lavori e questa notizia, insieme al caldo veramente esagerato, peggiora la mia situazione di malessere .
Il mio rapporto con le commissioni che giudicano sta degenerando: anche in questo caso è un problema di consapevolezza, ma con esiti inversamente proporzionali.
Più conosco ciò che sta dietro ogni commissione, più tale entità giudicante perde ai miei occhi autorevolezza e rispetto.
La commissione che ha bloccato il mio progetto è composta da tecnici che sono più o meno miei coetanei: li conosco in gran parte, ne conosco la provenienza, le capacità professionali, i lavori. Conosco anche i motivi per cui sono lì, raggruppati attorno al tavolo del giudizio, scelti tra i tanti: è la loro appartenenza a uno schieramento politico, la maggior parte nominati dalla maggioranza, la minor parte nominati sempre dalla maggioranza, ma su indicazione della minoranza.
X, che è della sinistra radicale, credo abbia letto in media un libro al biennio, scegliendolo tra quelli che come caratteristica principale hanno poche pagine e se è vero che non basta leggere libri per essere bravi architetti, altrettanto vero è che nessun bravo architetto può essere impermeabile al fascino del racconto, dei significati, della narrazione.
X ha la capacità dialettica, la verve, il grado di complessità intellettuale di un fagiolo bollito nella cucina macrobiotica, laddove i legumi devono cuocere per ore ed ore, diventando poltiglia, perdendo definitivamente ogni personalità individuabile.
Y invece è di centro destra; non ho mai capito cosa faccia davvero, non conosco lavori progettati e diretti da lui, non so se si sia mai occupato in prima persona di progettazione: ritengo però che ciò sia davvero improbabile, perché Y fa parte di ben tre commissioni giudicanti, è membro di due consigli di amministrazione e inoltre è assessore in un paese vicino, il che praticamente, significa che il suo tempo per l’architettura potrebbe essere al massimo quello delle ore notturne, dopo le riunioni del club.
Ebbene Y non fa l’architetto oppure lo fa marginalmente, ma viene scelto per giudicare e giudica e poi giudica ancora gli altri architetti.
Per fortuna c’è Z: rappresenta la lista civica che ha dato un’apparenza nuova ai vecchi democristiani del paese.
Z attraversa tutte le stagioni politiche da qualche decennio: ha evidentemente una grande capacità di sopravvivenza, è più forte dell’evidenza, dell’orgoglio, del pudore e di ogni senso della dignità.
Credo che guardi i progetti degli altri come il gatto e la volpe guardavano i soldi di Pinocchio nell’immortale libro di Collodi.
Z sa aspettare, sa aggirare, è sempre in agguato, è sempre capace di arrivare 5 minuti prima quando si tratta di compiere l’ennesimo assalto al mercato immobiliare.
Z colpisce alle spalle: per eliminare la concorrenza sa usare con maestria le tecniche più disparate, dalla diffamazione subdola e sottile, via via, fino alle spallate plateali degne di un campione di wrestling.
Z vende il nostro mondo a pezzi per diventare ogni giorno più ricco alle spalle di tutti e non solo non gli viene impedito, ma addirittura gode di posizioni di responsabilità che usa biecamente come vantaggio competitivo per esercitare i suoi privati interessi contro l’interesse pubblico.
Anche Z giudica gli altri .
Oggi una commissione con X, Y, Z , ha bloccato il mio progetto: lo ha fatto sulla base dell’interpretazione opinabile di alcune norme.
Le norme sono quasi sempre opinabili: proprio per questo si tratta di convogliarne l’interpretazione seguendo criteri di qualità effettiva, di tutela dell’interesse pubblico.
L’esercizio del controllo richiede competenza, attenzione disciplinare, serietà: la cooptazione delle commissioni secondo criteri di appartenenza politica, a difesa quindi di interessi di parte, è l’altra faccia di una burocrazia ottusa e impermeabile al merito. È altresì l’altra faccia del buon gusto, la sua dama di compagnia, la sua accompagnatrice mercenaria e puttana.
Odio il buon gusto e le sue commissioni: sogno di bruciare X,Y e Z in un grande rogo catartico che, come nei campi infuocati dall’estate, elimini le stoppie per lasciar crescere nuova erba più verde.

illustrazione © Francesca Perani

 

P.S. Rileggendo a freddo questo paragrafo, non posso fare a meno di commentarmi da sola.
Il mestiere d’architetto che esercito ormai da molti anni ha rappresentato per me un osservatorio significativo sui meccanismi della pubblica amministrazione riferiti al settore dell’edilizia, che è nevralgico per lo sviluppo di ogni paese e del nostro in particolare.
Da questo osservatorio quotidiano ho capito che l’esercizio del controllo pubblico sulle attività soggette a regole è senz’altro uno dei temi centrali e prioritari nel programma di riforme di cui abbiamo bisogno. Nessuna nuova legge, nessuna buona intenzione può produrre risultati soddisfacenti se manca un’adeguata forma di controllo sulla sua effettiva, trasparente e corretta applicazione.
E se è vero che il punto ideale d’arrivo del percorso per la costruzione di una società libera e democratica è quello in cui i valori del vivere insieme sono introiettati e radicati dentro le persone al punto da non dover più essere scritti, è altrettanto vero che per arrivare a quel punto è necessario fornire quotidianamente esempi positivi e concreti di ciò che deve essere, mettendo al bando ciò che non può essere perché il suo costo è l’impoverimento o addirittura la distruzione del bene comune.